Abstract
Proviamo piacere nel leggere la tragedia greca antica, nonostante il suo contenuto inquietante o proprio perché il suo contenuto è inquietante? Una sicura distanza estetica ci protegge dalla sofferenza tragica, oppure la vicinanza alla morte tocca qualcosa di primordiale? Aristotele propose la catarsi, una purificazione emozionale - oppure, in più tarde interpretazioni, un senso di equilibrio - come effetto della tragedia, e Sigmund Freud e Jacques Lacan, grandi teorici della forza dell'anti-miseria nell'esistenza umana e non umana, sorprendentemente, concordarono con lui. Nonostante questo riferimento ad Aristotele, le loro teorie sull'impulso di morte - insieme alla nozione di Jacques Derrida di archivio come un luogo di conservazione destinato inevitabilmente alla distruzione - possono costituire la base per una maniera radicalmente nuova di intendere l'estetica tragica.
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